Il trauma del fuoco by Massimo Recalcati

Il trauma del fuoco by Massimo Recalcati

autore:Massimo Recalcati
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2023-02-15T18:56:30+00:00


Questa tematica non è affatto estranea all’opera di Parmiggiani, ma viene oltrepassata dall’accentuazione originale non solo e non tanto dei significanti del timore per la vita e per la morte, per la fatica e la lotta per il pane, ma di quelli più fondamentali della «pura assenza» e della «pura presenza». In questo Parmiggiani sembra fare proprie le obiezioni che Lacan muove a Heidegger nella sua incisiva lettura delle scarpe di Van Gogh27. L’accento non è messo sull’universo contadino, sui suoi ritmi e sulla sua memoria, ma sulla condizione di derelizione, di vulnerabilità, di «abbandono assoluto» in cui è gettata la vita umana in quanto tale. In primo piano sono l’assoluta assenza e l’assoluta presenza della ferita che accompagna la vita. Non un universo di senso (terra-cielo, divini-mortali), ma il fango e le sue spaccature (le sue ferite) come indici di una mancanza che riguarda l’esistenza umana come tale, il suo essere gettata nell’assoluto abbandono, nella più totale «inermità», nel deserto dell’Hilflosigkeit.

In Angelo l’opera non esclude affatto l’asperità della materia, né agisce spiritualizzandola hegelianamente, dissolvendone la gravità nel segno dell’affermazione del logos, ma procede esaltandola, esponendola fino a celebrarla nella sua nuda esistenza, poiché, come scrive Parmiggiani, «il fango è l’unica Terra promessa»28. Questo significa che la bellezza dell’opera non vela feticisticamente la ferita ma, piuttosto, è ciò che la rivela. È quello che colpisce Lacan quando commenta le scarpe di Van Gogh: la loro forza evocativa non consiste nella messa in opera della verità del senso del mondo contadino (Heidegger), ma nel loro cadere fuori dalla scena del mondo, nell’essere senza mondo, private del senso del mondo, puro oggetto-scarto.

Ma la vita è fatta solo di fango? Non è altro che fango? Le scarpe di Parmiggiani sembra che ancorino alla terra un angelo invisibile. L’assoluta presenza e l’assoluta assenza sono tenute insieme, l’una nell’altra: la pesantezza inerme del fango e la custodia di una presenza invisibile, trascendente, la terra e il cielo, entrambe riunite in una teca di vetro. Ma non è di questo che siamo fatti? Non siamo fatti di fango, di pura presenza? Non siamo terra solcata da crepe, da innumerevoli ferite? Ma, al tempo stesso, non aspiriamo anche alla trascendenza di una promessa impossibile? Accade per Angelo come accade per il ciclo delle campane impiccate, appese per la loro «lingua» a una corda ed esibite nel loro assoluto e paradossale silenzio. La funzione principale delle campane – scandire col suono il ritmo religioso della vita – appare in questo caso violentemente interrotta, sospesa, mutilata. La campana è ridotta al silenzio, come le scarpe sono ridotte al fango essiccato. Si tratta di resti, scarti, residui poetici di una memoria che però resiste, che non vuole estinguersi. In questo senso l’arte di Parmiggiani vorrebbe riscattare tutto il fango e tutte le campane silenziose del mondo. Lo abbiamo visto: è la vocazione fermamente anti-gnostica e anti-platonica della sua opera. L’Idea non è mai disgiunta dalla materia, l’anima non è mai separata dal corpo; l’infinito è sempre tutto dentro il finito;



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.